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Consegnato a Duccio Marsili il Premio Mangia 2025. A Marina Bossini e Luca Verdone le Medaglie di Civica riconoscenza

  • PubblicatoAgosto 15, 2025

Duccio Marsili, Marina Bossini e Luca Verdone: Siena ha celebrato i suoi cittadini con la cerimonia della consegna del Premio Mangia e delle Medaglie di Civica riconoscenza 2025. Questa mattina, venerdì 15 agosto, all’interno del Teatro dei Rinnovati a Siena sono stati infatti conferiti il Mangia a Marsili per aver “contribuito ad accrescere la fama di Siena nel mondo” e le Medaglie a Bossini e Verdone, “che si sono resi, con la propria opera, cittadini benemeriti”.

“Il tributo più sentito – ha detto il Sindaco di Siena Nicoletta Fabio – che Siena rivolge a quelle personalità che, con la loro opera, il loro esempio e la loro dedizione, hanno saputo valorizzare il nome e l’identità della nostra città, in Italia e nel mondo. E’ un giorno di festa per tutta la nostra comunità. Dallo sport al cinema, dalla competenza e professionalità, al senso del dovere. Questo incarnano gli insigniti di quest’anno, il Mangia Duccio Marsili e le due Medaglie Marina Bossini e Luca Verdone. Il Premio Mangia 2025 Duccio Marsili è un giovane, ma grandissimo, atleta che con il suo impegno, il suo talento e la sua determinazione ha portato il nome del nostro paese ai vertici dello sport internazionale”.

“Due parole – ha proseguito il Sindaco per quanto riguarda le Medaglie di Civica Riconoscenza -, dovute e meritate, alla dedizione e alla professionalità di Marina Bossini, considerata come un vero e proprio modello per tanti operatori sanitari del territorio. Capacità, attaccamento e umanità, doti che l’hanno distinta come professionista e come senese. Un grande piacere e onore per noi avere tra gli insigniti Luca Verdone, attaccato alla nostra Siena fin da piccolo nel nome di babbo Mario. Famiglia e Contrada che si sono legate indissolubilmente all’insegna dell’amore e del rispetto per la nostra città. Il Premio e le medaglie che consegniamo rappresentano un abbraccio simbolico della città tutta, un segno di gratitudine e di appartenenza”.

Dopo il saluto iniziale, il primo cittadino ha passato la parola a Paolo Almi, che ha presentato il premio Medaglia di Civica Riconoscenza a Marina Bossini, la cui candidatura è stata presentata da Sua Eminenza Cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo Metropolita di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, su indicazione dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia di Siena. A seguire, Francesco Rinaldi ha introdotto il premio Medaglia di Civica Riconoscenza a Luca Verdone, candidato dalla Contrada della Selva. La premiazione del Mangia 2025 è stata infine preceduta dall’intervento di Filippo Meiattini, che ha illustrato la vita e i meriti di Duccio Marsili, la cui candidatura è stata proposta dalla Contrada di Valdimontone.

A conclusione delle presentazioni il Sindaco, Nicoletta Fabio, ha annunciato i premi e li ha consegnati agli insigniti. A seguire il primo cittadino ha ringraziato le autorità, tutti gli ospiti e i due dipendenti del Comune di Siena, Michela Bacconi e Stefano Pellati, che hanno realizzato le pergamene per i premiati. Ancora i Trombetti di Palazzo hanno infine sancito, col suono delle chiarine, la chiusura della cerimonia. La premiazione è stata preceduta, alle ore 10, dalla Messa Solenne in Duomo. Gli ospiti si sono poi disposti in corteo dietro ai rispettivi Gonfaloni e si sono diretti verso il Teatro dei Rinnovati.

A norma dell’articolo 9 dello Statuto per il conferimento del Mangia, l’apposita commissione composta da Nicoletta Fabio, Sindaco con funzioni di presidenza del Concistoro del Monte del Mangia, dall’Onorando Rettore del Magistrato delle Contrade, Benedetta Mocenni, dal Presidente del Gruppo Stampa Autonomo Siena, Giovanna Romano, e dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Siena, Roberto Di Pietra, ha svolto nei mesi scorsi le proprie funzioni istruttorie di valutazione delle candidature pervenute, che sono state verificate sulla base della normativa contenuta nello Statuto, introdotta nel corso dell’anno 2014. Visti i curricula prodotti, è stato accertato che i candidati sono in possesso dei requisiti richiesti dallo Statuto rispettivamente per l’assegnazione del Mangia (articolo 5) e per il conferimento delle Medaglie (articolo 6). Come recita il citato Statuto, “la Commissione, con funzioni istruttorie, esamina le candidature pervenute entro il 15 maggio di ogni anno, verificandone i requisiti statutari e le porta successivamente al Concistoro del Monte del Mangia che deve decidere per l’assegnazione dei premi entro il 30 giugno con votazione a scrutinio segreto”. La riunione del Concistoro si è tenuta lo scorso 22 maggio nella Sala del Capitano di Palazzo Pubblico e ha ratificato i premi che, sempre come indicato dallo Statuto, “sono consegnati con solenne cerimonia pubblica, alla presenza del Concistoro, il giorno 15 agosto di ogni anno, solennità dell’Assunta in Cielo, Patrona e Regina di Siena e del Suo antico Stato”.

Il Concistoro del Monte del Mangia è composto dalle seguenti personalità: Sindaco di Siena, con funzioni di Presidenza, Arcivescovo Metropolita, Rettore Università degli Studi di Siena, Presidente Banca Monte dei Paschi di Siena Spa, Presidente Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Priore Nobile Contrada dell’Aquila, Rettore Nobile Contrada del Bruco, Priore Contrada della Chiocciola, Priore Contrada Priora della Civetta, Priore Contrada del Drago, Priore Contrada Imperiale della Giraffa, Priore Contrada Sovrana dell’Istrice, Priore Contrada del Leocorno, Priore Contrada della Lupa, Priore Nobile Contrada del Nicchio, Governatore Nobile Contrada dell’Oca, Priore Contrada Capitana dell’Onda, Priore Contrada della Pantera, Priore Contrada della Selva, Priore Contrada della Tartuca, Priore Contrada della Torre, Priore Contrada del Valdimontone, Presidente Comitato Amici del Palio, Presidente Accademia dei Fisiocritici, Archintronato Accademia degli Intronati, Arcirozzo Accademia dei Rozzi, Rettore Società delle Pie Disposizioni, Presidente Università Popolare Senese, Rettore Università per Stranieri di Siena, Presidente Accademia Musicale Chigiana, Provveditore Arciconfraternita di Misericordia di Siena, Presidente Associazione Pubblica Assistenza di Siena, Presidente Gruppo Stampa Autonomo Siena.

Il saluto del Sindaco di Siena

Nicoletta Fabio

È con profondo onore e sincera emozione che oggi, nella solennità dell’Assunta, Madre della nostra città, ci ritroviamo per celebrare uno dei momenti più alti della vita pubblica senese: la consegna del Premio Mangia 2025. Un riconoscimento prestigioso, conferito dal Concistoro del Monte del Mangia, che rappresenta per la nostra comunità il tributo più sentito che Siena rivolge a quelle personalità che, con la loro opera, il loro esempio e la loro dedizione, hanno saputo valorizzare il nome e l’identità della nostra città, in Italia e nel mondo.

Il Premio Mangia ha oltre cinquant’anni di storia, ed è divenuto nel tempo uno specchio fedele dei valori più profondi della nostra città: l’attaccamento alla cultura, alle radici, all’arte, al sapere, alla solidarietà e al senso civico. In questa giornata speciale, la città tutta si raccoglie per rendere omaggio a chi ha saputo incarnare e diffondere questi valori con passione e responsabilità.

Oggi è dunque un giorno di festa per tutta la nostra comunità. Dallo sport al cinema, dalla competenza e professionalità, al senso del dovere. Questo incarnano gli insigniti di quest’anno, il Premio Mangia Duccio Marsili e le due medaglie di civica riconoscenza Marina Bossini e Luca Verdone.

Il Premio Mangia 2025 Duccio Marsili è un giovane, ma grandissimo, atleta che con il suo impegno, il suo talento e la sua determinazione ha portato il nome del nostro paese ai vertici dello sport internazionale.

Le numerose medaglie d’oro conquistate nelle competizioni nazionali e internazionali non sono soltanto il segno di un’eccellenza sportiva rara, ma anche il simbolo di una dedizione che deve essere di esempio per tutti noi. Dietro ogni vittoria ci sono ore di allenamenti, sacrifici, rinunce, ma anche la capacità di rialzarsi dopo ogni difficoltà, di non arrendersi mai. Davanti ad ogni sfida, ad ogni gara, i colori della nostra città, della sua Contrada. Questo vuol dire essere senesi nel mondo.

Due parole, dovute e meritate, alla dedizione e alla professionalità di Marina Bossini, considerata come un vero e proprio modello per tanti operatori sanitari del territorio. Capacità, attaccamento e umanità, doti che l’hanno distinta come professionista e come senese.

Un grande piacere e onore per noi avere tra gli insigniti Luca Verdone, attaccato alla nostra Siena fin da piccolo nel nome di babbo Mario. Famiglia e Contrada che si sono legate indissolubilmente all’insegna dell’amore e del rispetto per la nostra città, fatta conoscere nel mondo anche grazie alle opere, ai racconti e ai riconoscimenti ottenuti dalla famiglia Verdone. Una vita fatta di studio e di ricerca sulle orme di un grande docente che ha contribuito ad arricchire il mondo del cinema e dell’arte.

Il Premio e le medaglie che consegniamo oggi rappresentano un abbraccio simbolico della città tutta, un segno di gratitudine e di appartenenza.

A nome dell’Amministrazione comunale e dell’intera cittadinanza, desidero ringraziare il Premio Mangia e tutti gli insigniti di quest’anno, Marina Bossini e Luca Verdone: con il vostro esempio siete parte viva della storia e del futuro di Siena.

Viva Siena, viva il Premio Mangia.

Duccio Marsili (Premio Mangia)

Presentazione di Filippo Meiattini

“Campione”. Siamo qui per questo, per quello che si nasconde dietro questa parola. Deriva dal latino medievale campio, che a sua volta deriva da campus, nel significato di “campo di battaglia”. Inizialmente, il termine indicava il combattente che si batteva per altri, in duelli o giudizi di Dio. Successivamente, il significato si è esteso fino a quello che, bene o male, oggi conosciamo tutti: l’atleta vincitore di una gara o che eccelle su tutti gli altri. Che fastidio, però, i campioni… così perfetti, infallibili, maledettamente bravi. C’è da fare una cosa? Loro la fanno meglio di te. Si arriva sempre dietro ai campioni, li guardiamo brillare e li ammiriamo con quel briciolo di invidia… perché loro sì, e tutti noi altri no? Le risposte, ovviamente, non mancano. La genetica, intanto. Quella che, per farla semplice, chiamiamo talento. Ed ecco trovata la parola che risolve l’arcano mistero: il talento. Non c’è campione senza talento. Per i campioni è facile: hanno il talento, e quindi partono avvantaggiati. Però poi mi chiedo: come si fa a scoprire il proprio talento? Deve succedere qualcosa. Serve una scintilla. A un certo punto, qualcuno ti guarda, ti ascolta e ti sostiene anche quando non sei nessuno. Lo fa non perché sa quale sia il tuo talento, ma perché vuole solo che tu sia felice e spensierato. E allora, magari per farti divertire, ti mette in mano uno zaino, un paio di pattini e ti dice: “Vai, prova”. E lì, senza che nessuno se ne sia accorto, hai trovato una direzione. Non perché l’hai cercata, ma perché qualcuno ha creduto in te prima che tu potessi farlo da solo. Lo hanno fatto inconsciamente babbo Riccardo e mamma Sandra, quando a soli cinque anni hanno portato Duccio a provare il pattinaggio alla Mens Sana. Eh sì, il pattinaggio…però quello artistico, quello che aveva praticato la mamma. Per fortuna si sono rapidamente accorti che il bambino, più che alla grazia e all’eleganza, era interessato alla velocità. E allora il prezioso consiglio: “Portatelo a fare pattinaggio corsa, che uno spericolato come lui lì si diverte”. Doveva essere solo uno svago per quel bambino biondo, iperattivo, che non voleva mai perdere e che faceva tanti altri sport: dal calcio al tennis, passando per il nuoto e il judo. Poi, nel giro di qualche anno, quegli stessi genitori che inconsciamente avevano dato il via a tutto questo si sono trovati a dover gestire una situazione ben diversa. Vedere un figlio alle prese con la pressione di un campione, di una giovane leggenda nel suo sport. Certo, non è stato tutto automatico o semplice. È servito l’aiuto di una persona che ha svolto un lavoro inestimabile: l’allenatrice Laura Perinti. Lei ha preso quel piccolo bambino biondo, con dei propulsori al posto delle gambe, e lo ha reso un campione. Come in quella vecchia pubblicità: la forza è nulla senza il controllo. Per arrivare a eccellere non ci si allena come comuni mortali. Ci si allena come degli ossessi. Questo è il tratto caratteristico di tutti i campioni: sono ossessionati. Perché essere campioni non significa essere perfetti. Significa essere presenti, quando gli altri smettono. E Duccio ha scelto di esserci. Sempre. Nella fatica, nelle vittorie, nelle sconfitte e soprattutto nei giorni normali, quelli che non si raccontano. E allora sì, dopo tutto questo è il momento di raccogliere i frutti. Campione italiano, europeo, mondiale e agli X Games. Per essere precisi: 25 titoli italiani, 14 europei, 4 mondiali e 3 X Games. Da quella prima gara indoor a otto anni alla pioggia di medaglie, alla nomination per l’atleta più rappresentativo al mondo negli sport rotellistici. Tutto passo dopo passo, con il sostegno incondizionato della famiglia, sempre al centro delle celebrazioni dopo una gara vinta. Con il pensiero verso il cielo, rivolto a chi non c’è più ma, in realtà, è sempre con Duccio. Da fuori lo vediamo come un cannibale sempre con il sorriso. In grado di portare Siena lì, da sola, sulla vetta di uno sport. Un’intera città fieramente rappresentata da un ragazzo con la testa dura del Montone. Il Valdimontone è il porto sicuro: dove trovare consolazione dopo una gara andata male, ma soprattutto dove festeggiare le tante vittorie, con gli amici di sempre. Nel pattinaggio non c’è nessuno che ti può sostituire: è uno sport individuale. Tutti i giorni la sfida è con te stesso, senza spazio per le scuse. Il minimo errore può compromettere mesi di allenamento. Se nel giorno decisivo hai delle sensazioni negative, la testa deve essere così forte da scacciarle via. Nessuno si metterà i pattini al posto tuo. La capacità di gestire e mascherare questo stress ti può rendere anche un grande leader. Sicuramente Duccio lo è per i suoi compagni della Mens Sana e della nazionale: Gabriele Cannoni, Sofia Paola Chiumento, Guglielmo Lorenzoni e Rita De Gianni. Sono dei fratelli e delle sorelle acquisiti sulla pista che, come il resto della squadra, vedono in lui un esempio e, in alcuni casi, l’uomo da battere. Oggi, in Duccio, noi ammiriamo il campione al di là del talento. Perché vediamo la determinazione. Vediamo le ore infinite di allenamento ogni giorno. Perché è proprio così che nascono i veri campioni. Non nel colpo di fortuna genetica, ma in quella scelta ripetuta ogni singolo giorno.

Curriculum. Duccio Marsili, la cui candidatura è stata proposta dalla Contrada di Valdimontone, è nato a Siena nel 1996. Cresce come atleta di speed skating nel vivaio della Polisportiva Mens Sana e a soli otto anni, in occasione del suo esordio nella gara regionale indoor, subito riporta un onorevole risultato. La sua determinazione e predisposizione nei confronti del pattinaggio corsa emergono fin dai primi passi mossi nell’ambito di questo sport. Infatti, fin da giovanissimo colleziona trofei, vittorie e menzioni. Fra gli innumerevoli successi, tre medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo vinte negli “X Games”, competizioni mondiali riservate alle molte discipline non olimpiche che si tengono ogni quattro anni e che corrispondono alle Olimpiadi per questi sport. Sono ben quattro le medaglie d’oro, sei quelle d’argento e nove quelle di bronzo vinte dall’atleta Marsili in occasione dei Mondiali che si svolgono in svariati Paesi del mondo. Non si contano i successi nazionali ed europei. Nonostante i gravosi impegni sportivi lo portino spesso lontano da Siena, Duccio continua con impegno e dedizione anche il suo percorso accademico laureandosi in fisioterapia. Il suo atletismo e la sua predisposizione allo sport lo contraddistinguono anche da bambino mentre, indossando i colori del Valdimontone, disputa tornei di varia natura organizzati nell’ambito delle attività fra piccoli delle Contrade. Duccio dimostra di essere un punto di riferimento irrinunciabile e, quale esempio assoluto di disciplina e rigore sportivo, viene fregiato di tantissimi riconoscimenti, tra cui la Medaglia al valore atletico assegnata dal Coni e il “Pegaso per lo sport” da parte della Regione Toscana. Numerosissimi gli attestati e premi annoverati da molte Istituzioni e organizzazioni cittadine sia in ambito sportivo che istituzionale. Nominato dalla World Skate (organismo rappresentativo delle undici discipline rotellistiche mondiali) atleta più rappresentativo della Federazione mondiale nell’anno 2024, ed eletto fra i dieci migliori atleti al mondo per l’anno 2024, Marsili è oggi un messaggero dello sport, interprete di valori sani, un punto cardine per lo sport mondiale, per Siena e in particolare per la Contrada di Valdimontone alla quale si dedica ogni volta che le gare non lo portano lontano. Duccio Marsili è ormai un illustre cittadino del mondo; tuttavia, il profondo legame con Siena e il senso di appartenenza alla sua Contrada continuano a contraddistinguerlo. Il suo nome e il suo atletismo internazionale contribuiscono in modo significativo e fattivo, anche fuori dai confini della città, a diffondere la fama ed il prestigio di Siena nel mondo.

Marina Bossini (Medaglia di Civica Riconoscenza)

Presentazione di Paolo Almi

Per presentare Marina Bossini ho cercato di raccontare e riassumere in poco tempo la sua vita attraverso quelli che ho definito i suoi “cinque mondi”: la Scuola Convitto per infermieri professionali, frequentata dal 1962 al 1964; l’ospedale di Santa Maria della Scala prima e poi di Santa Maria alle Scotte, il luogo della sua vita professionale, fino al pensionamento nel 2006; le strutture residenziali per anziani note come “Le Ville di Porta Romana”, a cui si sta dedicando ancora oggi, fino dal pensionamento, quindi da quasi 20 anni; il Collegio Ipasvi di Siena, a cui si iscrisse nel 1966, oggi Ordine delle Professioni Infermieristiche; L’Associazione Cattolica Operatori Sanitari (Acos). Iniziando dalla Scuola, Marina non si stanca mai di ricordare con affetto, riconoscenza e gratitudine la guida di Suor Clementina e Suor Anna Maria, rispettivamente direttrice e responsabile della formazione, entrambe Figlie della Carità di San Vincenzo de’Paoli. Esse riconoscono in Marina una spiccata capacità di cogliere e la sensibilità di non sottovalutare mai ogni minimo disturbo negli assistiti, e la tenacia nel cercare di ottenere sempre il meglio per ogni ammalato. Queste capacità, oltre all’attitudine ad instaurare buone relazioni e il trasporto nel trasmettere conoscenze e competenze, indussero la direttrice ad affidarle il tutoraggio delle allieve del primo anno già dal 1963. Durante la formazione, Marina resta colpita dal rispetto apparentemente maniacale, ma che io definirei dovuto, che le viene insegnato per la pulizia e l’igiene, che rendevano gli ambienti sicuri e accoglienti. L’1 dicembre 1964 è assunta come infermiera, quindi si passa al secondo mondo, il lavoro nell’ospedale. Una prima esperienza nella cura e guarigione di una lesione al piede di un paziente diabetico accende in Marina la passione, mai sopita, per il trattamento delle lesioni da pressione, cosiddette “da decubito”. Dal 1972 è assunta come caposala in Clinica medica. Sono anni di grande fermento e di innovazioni importanti in campo medico e assistenziale. Marina è sempre tra i promotori dl novità e ricerca, con un vero spirito pionieristico: a lei si deve, in ospedale, l’introduzione delle prime pompe per la somministrazione endovenosa dei farmaci, dei primi materassi antidecubito, delle medicazioni avanzate con idrocolloidi. Nei primi anni ’90, si deve all’intuito di Marina l’introduzione deIl’“assistenza per piccole equipe”: una specifica equipe infermiere/operatore socio sanitario che segue prioritariamente un ristretto gruppo di malati, con evidenti vantaggi per la loro conoscenza e presa in carico. In collaborazione con la direttrice di allora della Scuola, Palmira Bani, introduce nel suo reparto la prima cartella infermieristica, che rappresenta I’esordio dell’assistenza personalizzata e della valutazione dei carichi di lavoro assistenziali. La formazione degli studenti ha da sempre beneficiato delle competenze di Marina: il reparto di Clinica medica è stato un vero reparto-scuola che ha permesso la formazione di centinaia di infermieri, coordinatori, medici e specializzandi, offrendo sempre innovazioni anche in campo assistenziale. Stare accanto agli studenti le ha consentito di non adagiarsi mai sulle competenze acquisite, ma di mantenersi sempre aggiornata sulle novità per poi trasmetterle alle generazioni in formazione. Molti studenti, per le Ioro tesi, hanno potuto beneficiare delle intuizioni e delle proposte di Marina. Quando le viene proposto di entrare a far parte del corpo docente della Scuola infermieri come “monitore” rifiuta, ritenendosi non abbastanza istruita per farlo, perché il livello scolastico degli studenti è divenuto superiore al suo. I direttori che si sono succeduti nei reparti in cui ha lavorato (professori Bartorelli, Lenzi, Caniggia e Forconi) tengono sempre in grande considerazione le opinioni di Marina, caposala competente e attenta al malato. Quando Marina si sposta all’ospedaIe nuovo, lascia Piazzetta della Selva dopo 29 anni con un doloroso, traumatico distacco, come racconta lei stessa, ma, come coordinatore della Medicina 2, riorganizza i nuovi spazi e torna a essere riferimento per innovazioni e sperimentazioni. Tra tutte le iniziative di formazione non si può non ricordare il corso, promosso e organizzato nel 2005, “Nuove acquisizioni sulla ventilazione non invasiva”, fino ad allora riservata alle terapie intensive e sub-intensive, con lo scopo di introdurla concretamente nella degenza ordinaria. L’avanzamento di carriera la porta a essere coordinatore di Dipartimento ad Attività Integrata di Medicina Interna Vascolare e Geriatrica. Nel 2004 Marina viene anche insignita del Cavalierato dell’Ordine al Merito della Repubblica. In prossimità del suo pensionamento, entra nel suo terzo mondo in ordine cronologico: viene contattata dal professor Vittorio Carnesecchi, e i dottori Donatella Buti e Renzo Grassi, per conto della Società Esecutori di Pie Disposizioni, perché la sua professionalità e le sue qualità umane ed etiche possano essere messi a disposizione di due case di riposo che stavano per essere realizzate fuori Porta Romana. Marina, in pensione, entra quindi come consulente in un gruppo di lavoro. Nel novembre 2008 le Ville di Porta Romana vengono inaugurate. La sua attività sembra instancabile: non è difficile vederla in ospedale per accompagnare e sostenere gli ospiti delle residenze delle Ville di Porta Romana. Dopo tanti anni di lavoro in corsia, questa nuova esperienza le fa comprendere quanto siano numerosi, delicati e complessi i bisogni nella fase più fragile della vita: l’età avanzata. Le sue parole a commento di questo sono: “tutto ciò mi ha toccata profondamente e ha arricchito il mio sguardo e il mio cuore”. Il quarto mondo di Marina è il Collegio Ipasvi a cui si iscrive nel 1966; dai primi anni ’80 fino al 2000, Marina ricopre ininterrottamente il ruolo di consigliera e infine di Revisore dei conti, garantendo una costante presenza all’interno dell’organo professionale. Il suo apporto alla professione infermieristica e all’Ordine delle Professioni è indubbiamente significativo: contribuisce a sviluppare una visione dell’assistenza che, guardando alla tecnologia, alla ricerca infermieristica e al futuro delle organizzazioni, mette comunque sempre in primo piano la persona assistita, nella sua dimensione complessiva, fisica, psicologica e spirituale. E il quinto mondo è quello dell’associazionismo: nell’Uci fino al 1978, anno della fusione nell’Acos, dove fino al 2022, raccogliendo il testimone da Piero Coppi, a più riprese, è presidente e vice presidente dell’associazione provinciale di Siena. Dal 2022 ne è presidente onorario; negli anni è stata una guida attenta e propositiva e si è spesa, in linea con lo statuto associativo, per la realizzazione di numerosi eventi formativi e tavole rotonde su tematiche prevalentemente etiche e deontologiche, educative, ma anche su aspetti clinici e di prevenzione. Come presidente Acos, si è inoltre adoperata per permettere il consolidamento di numerose iniziative annuali negli ospedali senesi. Tra tutte ricordiamo l’attiva partecipazione dell’associazione alle celebrazioni liturgiche dell’11 febbraio, Giornata Mondiale del Malato, della Pasqua e del Natale, nell’ambito delle iniziative di pastorale sanitaria. Non poteva mancare la sua testimonianza nella stesura del libro “Fra storia e memoria — Ricordi dell‘ospedale Santa Maria della Scala” dove collabora anche alla cura delle interviste. I temi affrontati nelle iniziative di formazione e aggiornamento, in collaborazione con le altre associazioni, il Collegio Infermieri e l’ospedale, sono molto vari e dimostrano la versatilità, l’attenzione, la voglia di apprendere e approfondire di Marina, e anche la sua vitalità, il suo interesse a tutto campo per la preparazione dei futuri professionisti della salute, sempre informati e aggiornati, che prenderanno a cuore, oltre che assistere, le persone ammalate. Avere concretizzato tali iniziative negli anni significa avere mantenuto e migliorato costantemente quelle qualità che le responsabili dell’antica Scuola – Convitto avevano valorizzato fino dall’inizio, nel 1962. Marina ama, riamata, la sua Contrada, la Tartuca, vive nel cuore del rione, è zia di due contradaioli, molto attivi e alfieri di Piazza. Già anni fa, la Contrada aveva intenzione di proporla per una onorificenza al Concistoro, ma lei, schiva e in linea con la sua umiltà, rifiutò. Marina nel ricevere l’odierna onorificenza ringrazia a nome di tutta la professione. Ringrazia soprattutto la Scuola infermieri professionali. L’accetta per sé ma la considera di tutte le persone con le quali ha collaborato. Il suo augurio per tutti coloro che esercitano la professione dell’assistenza sanitaria è che la sentano come un atto di alta umanità e come aiuto alla persona. Infine un pensiero personale: ho conosciuto Marina quasi cinquant’anni fa, e ho sempre avuto rispetto e ammirazione per lei, che notoriamente, rappresentava, in ospedale, il paradigma della “caposala”. Ho potuto constatare che tutto ciò che si diceva di lei quotidianamente lo dimostrava, coniugando mirabilmente la tecnica della cura con il prendersi cura. Ho avuto il grande piacere di collaborare ad alcune delle sue iniziative. Ringrazio i suoi amici e colleghi che mi hanno fornito molte notizie perché mi potessi preparare e ringrazio sinceramente Sua Eminenza, il nostro Cardinale, per avermi chiesto di fare questa presentazione, perché lo considero un grande onore, per come Marina ha interpretato la sua vita e la sua professione: un dono per gli altri.

Curriculum. Marina Bossini, la cui candidatura è stata proposta da Sua Eminenza Cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo Metropolita di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, su indicazione dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia di Siena, è nata a Siena nel 1944. Consegue il diploma di infermiera nei primi anni Sessanta alla scuola Convitto Santa Maria della Scala, di cui ha sempre portato con orgoglio il distintivo nella sua divisa. Iscritta all’Albo delle Infermiere professionali dal 1966 e caposala dal 1972 fino al raggiungimento del collocamento a riposo, Marina è considerata da tutti gli infermieri senesi di più generazioni un esempio di capacità, competenza, attaccamento alla professione e, soprattutto, di dedizione agli ammalati. Il suo amore per la professione la porta, anche dopo il pensionamento, a offrire le proprie competenze in modo gratuito, coordinando, a tutt’oggi, la Rsa “Villa San Bernardino” di Siena, residenza sanitaria per persone non autosufficienti. La sua attenzione alle piccole cose, ai sorrisi, alle relazioni va oltre la preparazione accademica, facendo di lei una testimone esemplare per tutto il corpus professionale. Grazie alla sua tenacia e determinazione, non rinuncia ad annoverarsi soprattutto in ambito di aggiornamento formativo professionale. Da sempre attiva nell’associazionismo, aderendo a molteplici associazioni cattoliche che operano in ambito sanitario, presta assistenza incondizionata e conforto ai pazienti e alle famiglie. Marina, raccogliendo il testimone di Piero Coppi alla presidenza dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari, oltre a guidare l’associazione in linea con lo statuto, si adopera per consentire il consolidamento di iniziative e progetti annuali a favore dei pazienti e del personale sanitario. Marina Bossini, considerata un faro per tutti gli operatori sanitari, che sostiene e supporta nella loro opera quotidiana con la sua dedizione alla mutualità e opera benemerita, ha contribuito ad accrescere il prestigio e il buon nome di Siena.

Luca Verdone (Medaglia di Civica Riconoscenza)

Presentazione di Francesco Rinaldi

Conosco Luca Verdone da molti anni ed è per me un onore ed un piacere presentarlo in questa bellissima occasione, che lo vede ricevere la medaglia di civica riconoscenza nella edizione del Mangia 2025.

E’ un premio ampiamente meritato perché Luca è un artista affermato e poliedrico, che dimostra costantemente il suo amore per Siena, il Palio e la sua Contrada, la Selva, facendo trasparire in molte sue opere il profondo legame che ha con le sue radici senesi.

Premetto subito che cercherò di non annoiarvi, per cui tralascerò l’elenco degl’innumerevoli lavori cinematografici, teatrali ed editoriali di Luca. Questi li troverete sul sito ufficiale della contrada della Selva (https://www.contradadellaselva.it/ – pubblicazioni – altre pubblicazioni). Farò pertanto una presentazione di Luca che, attraverso alcuni suoi lavori, faccia emergere tutta l’umanità, la passione e “l’amor di patria”, che contraddistinguono il suo percorso di vita culturale e professionale.

Luca nasce a Roma nel 1953, figlio secondogenito di Mario Verdone, selvaiolo cresciuto in Vallepiatta, che ha saputo imporsi come una delle figure più significative della cultura italiana del secondo Novecento. In questo consesso è giusto anche ricordare che, nel 1966, su proposta della Contrada della Selva, a Mario venne assegnato il Mangia d’Oro e la Medaglia di oggi rafforza il legame della famiglia Verdone con Siena. L’infanzia di Luca si svolge dunque a Roma, ma il forte legame di Mario con Siena e la sua amata Selva si fa sentire nei racconti che fa di questo strano mondo senese, dove storia e leggenda si confondono e si imprimono nelle fantasie di Luca e del fratello maggiore Carlo, alimentando la loro curiosità e il desiderio di vedere questa città medioevale. La sorellina Silvia – oggi affermata produttrice cinematografica – rimane meno coinvolta in questa passione.

Per capire l’imprinting senese dei fratelli, il 1962 è da considerare un anno fondamentale: arriva il grande momento di andare finalmente a vedere questa città di cui tanto hanno sentito parlare. In quegli anni non c’era l’Autostrada del Sole né il raccordo Siena-Bettolle, e un viaggio in auto lungo la Cassia non era impresa da poco, soprattutto in considerazione del fatto che Mario era appena riuscito a prendere la patente dopo ripetute bocciature. La moglie, donna molto assennata e consapevole dei rischi, tenta fino all’ultimo di dissuaderlo, ma lui decide di ritornare a Siena guidando un’auto nuova e portando con sé i due ragazzini, perché i suoi figli devono conoscere Siena. Il viaggio dura alcune ore e lo possiamo definire “avventuroso”. Mario viaggia costantemente al centro strada e la sua guida un po’ “disinvolta” trova “poca tolleranza” da parte degli automobilisti che incrocia e ai quali, comunque, non manca di rispondere per le rime. Alla fine arrivano in vista delle torri della città, i ragazzi tirano un respiro di sollievo e passano dalle fantasie alla realtà. L’esperienza è impegnativa. Luca e Carlo si ritrovano in un mondo completamente diverso da quello romano e da come se lo erano immaginato: certo ci sono le mura e le torri medioevali, la bellezza della Piazza del campo e della Cattedrale, ma al contempo si ritrovano ad abitare in una piccola casa di Vallepiatta nella quale la vita non è semplice. Si adattano presto ai piccoli disagi quotidiani, vanno alla scoperta di una realtà che finisce per conquistare il loro cuore e lascia galoppare la loro fantasia insieme alla corsa del Palio. Il ritorno a Roma vede Luca portare orgogliosamente al collo un fazzoletto della Selva ed in mano una bandiera di quella che, da ora in avanti, sarà la sua contrada. Per la “gioia” dei suoi genitori e degli inquilini del piano di sotto, il corridoio della casa romana diventerà la Piazza del Campo, dove lui e Carlo corrono i loro pali con i barberi. L’innesco è stato acceso, e dal 1965, prima accompagnato dal babbo Mario e poi in autonomia, Luca spessissimo è presente a Siena, soprattutto quando la Selva è in piazza, e oggi può vantare di averla vista vincere 13 pali.

A 14 anni il babbo gli regala una cinepresa in superotto e inizia la sua passione per il cinema: riprende tutto e, il 16 agosto del 1967, dalle finestre del Notaio Guiso a Palazzo d’Elci, sopra la mossa, riprende anche la vittoria della Selva. Lo stesso Guiso si complimenta con lui per la ripresa; purtroppo questo filmato è andato perduto. Nel 1968 realizza il suo primo documentario amatoriale dal titolo “Terra di Siena” e, nel 1972, con il documentario “Civiltà del Palio”, girato per conto della casa di produzione “Corona cinematografica”, è presente al Festival del Cinema di Montecatini, una rassegna per cineamatori, e vince il premio speciale per il documentario turistico. In questi primi passi possiamo dire che è già delineato un pendolarismo Roma – Siena, che prosegue ancora oggi, scandito da mille impegni e che spinge Luca a cogliere le specificità dei due contesti: Roma, la grande città metropolitana, piena di mille stimoli culturali e capitale del cinema, dove la famiglia Verdone è molto apprezzata ed ha un giro di amicizie di tutto rilievo quali Alberto Sordi, Vittorio de Sica, Franco Zeffirelli, Pietro Sadun; Siena, piccola città del cuore, e il suo meraviglioso contesto dentro e fuori le mura medievali, in cui le tradizioni sono vive e vissute con dinamiche di partecipazione uniche al mondo. Quando ho iniziato a preparare la sua candidatura, perché non ci fossero dubbi, mi ha portato a vedere la sua casa in vicolo del Pozzo al numero 6, quella che il babbo Mario comprò per dare un’abitazione più sana e luminosa alla nonna Assunta e agli zii e che lui ha tenuto come sua residenza senese. Un vero scrigno di ricordi.

Muovendosi fra queste due realtà, nel 1973, ancora studente universitario presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Luca diventa assistente del grande documentarista Folco Quilici e così inizia a percorrere una strada che lo vedrà impegnarsi con successo in questo settore della cinematografia. Nel 1978 si laurea in Storia dell’Arte Moderna presso l’Università La Sapienza di Roma. Il suo Professore è il senese Cesare Brandi, grande critico, scrittore e storico dell’arte, con il quale intrattiene un rapporto cordiale e spesso lo va a visitare nella sua villa di Vignano nel cuore del Chianti. Brandi è però un professore esigente e gli ha richiesto un forte impegno nello studio, e ora che si è laureato può muoversi e seguire le sue passioni con maggiore libertà. Proprio in quell’anno viene chiamato dal direttore artistico dell’Accademia Musicale Chigiana, Guido Turchi, a collaborare con il regista Pierluigi Samaritani nell’allestimento proprio qui, al Teatro dei Rinnovati, dell’opera “L’Incoronazione di Dario” di Antonio Vivaldi, in cartellone per la Settimana Musicale Chigiana. A seguire cura l’allestimento dell’opera “L’impresario“ di Wolfgang Amadeus Mozart, nell’ambito della Stagione Lirica Sperimentale di Spoleto. Un’attività questa teatrale meno conosciuta dal grande pubblico ma che richiede cultura e creatività e Luca la continua ancora oggi: nel 2014, per lo Spring’s Music Festival di Shanghai ha curato l’allestimento delle opere “Cavalleria rusticana” di Mascagni e “Pagliacci” di Leoncavallo e nel 2020 la “Carmen” di Bizet al Teatro Massimo Bellini per la Stagione Lirica di Catania.

Ma vediamo quali sono, oltre ai due citati documentari giovanili, i suoi lavori ambientati nel contesto senese: nel 1980 Folco Quilici produce un documentario per Rai 3 sul palio di Siena, e Luca realizza un filmato dal titolo “Son dieci fantini”; nel 1993 dirige per l’Istituto Nazionale Luce il documentario “la Pittura Senese del Trecento”, con i testi del grande storico dell’arte Enzo Carli; nel 2002 realizza per la Rai il documentario “Son dieci assassini”, un racconto del Palio nei suoi aspetti più intimi. Pubblica inoltre articoli su Siena in molti giornali e riviste, partecipa a consessi culturali e serate nelle contrade, raccontando le sue esperienze cinematografiche e di vita.

Per la sua biografia più generale, vale ricordare che i primi passi sono caratterizzati dalla sua passione per l’arte e l’indagine introspettiva, che lo portano a realizzare documentari e film di montaggio Ne cito alcuni che hanno ricevuto importanti riconoscimenti: 1974 – “Paolo Uccello: genesi e sviluppo di un linguaggio pittorico”; 1975 – “La scuola ferrarese del ‘400”; 1976 – “Le ragioni del successo”; 1979 – “Antologia del neorealismo”; 1983 – “Luchino Visconti”; 1987 – “La commedia all’italiana”; 1997 – “Sergio Leone”. Mentre realizza questi docufilm, nel 1986 si lancia anche in una nuova esperienza come regista di un lungometraggio, che ancora oggi viene trasmesso da televisioni e piattaforme digitali: “Sette chili in sette giorni”. Una satira spassosa sulle manie dietetiche dilaganti, con un cast di attori comici eccezionali: suo fratello Carlo, Renato Pozzetto, Lella Fabrizi e Tiziana Pini. Il film ha un grande successo e sbanca tutti i botteghini. Un trionfo insomma, e farà ancora altri lungometraggi, quali: 1991 – “La Bocca”, film ambientato nella campagna senese e nel centro di Siena (ad Alida Valli per la sua interpretazione viene assegnato premio “David di Donatello”); nel 2011 realizza “La meravigliosa avventura di Antonio Franconi” con Massimo Ranieri, Sonia Aquino, Orso Maria Guerrini. Voglio qui ricordare che alla sceneggiatura di questo film ha collaborato anche il senese Massimo Biliorsi. Più recentemente, nel 2017, ha realizzato per la piattaforma Amazon Prime il film “Le memorie di Giorgio Vasari”.

Potrei continuare a lungo ma, per rimanere fedele a quanto dichiarato in apertura di questo mio intervento, qui voglio ricordare solo due altre opere, che ci possono aiutare a meglio comprendere la personalità di Luca e la sua formazione personale. “Alberto il grande“, un film realizzato nel 2013 per la Regione Lazio nel Decennale della scomparsa di Alberto Sordi. In questo film Luca e Carlo Verdone hanno lavorato fianco a fianco, in quella che potremmo considerare la loro “opera del cuore. Un omaggio ad un grandissimo protagonista del cinema italiano che, abitando in una casa di fronte alla loro, i fratelli hanno avuto la grande opportunità di conoscere e frequentare fin da ragazzi. Questo film ha vinto nel 2013 il Premio internazionale Ennio Flaiano e la Targa Speciale ai Nastri d’Argento. E poi “Mario Verdone, il critico viaggiatore”, film documentario sulla vita di Mario Verdone, realizzato nel 2024 con la partecipazione di Carlo Verdone, Silvia Verdone e Cristian de Sica. Il 15 dicembre scorso è stato presentato alla città di Siena nella Sala Italo Calvino del Santa Maria della Scala. Nel 2025 ha vinto la Menzione Ufficiale ai Nastri d’Argento e ora è in programmazione con molto successo in tutta Italia.

Concludendo, posso sicuramente dire che Luca Verdone è stato ed è tuttora un personaggio che, pur muovendosi in un mondo ricco di suggestioni e di grande fascino quale è quello cinematografico, non ha mai dimenticato di valorizzare Siena. Anzi, in tutti i contesti in cui si muove, con orgoglio la valorizza, la difende e afferma la sua senesità.

Curriculum. Luca Verdone, la cui candidatura è stata proposta dalla Contrada della Selva, è nato a Roma nel 1953 ed è il secondogenito di Mario Verdone, già Mangia d’Oro nel 1966, ed è fratello di Carlo, comico, doppiatore, attore, regista, scrittore, e di Silvia, produttrice cinematografica. Trascorre la sua infanzia a Roma ma viene contagiato dal forte legame che il padre ha con Siena e la sua amata Contrada. La sua passione per il cinema si manifesta fin da bambino e a 14 anni, con una cinepresa “in superotto”, riprende con maestria, nonostante la giovane età, vari momenti della Corsa del 16 agosto 1967, compresa la vittoria della Selva. Da quell’esperienza Luca matura una vocazione nei confronti del cinema sempre crescente e, alternandosi fra Siena e Roma, ancora studente universitario presso l’Università La Sapienza, diventa assistente del documentarista Folco Quilici, iniziando così a percorrere una strada che lo vedrà regista, scrittore, documentarista. Molte sono le sue opere cinematografiche dedicate a Siena, tra le quali il film “La bocca” del 1991, ambientato nella campagna senese con Tahee Welch e Alida Valli. Nel 1993 dirige, per l’Istituto Luce, il documentario “La pittura senese del Trecento”, con i testi dello storico dell’arte Enzo Carli. Nel 2002 dirige per la Rai il documentario “Son dieci assassini”, un racconto del Palio nei suoi aspetti più intimi. In una biografia più generale si denota che i suoi primi passi sono caratterizzati dalla passione per l’arte e l’indagine introspettiva, che lo portano a realizzare documentari e film di montaggio dedicati al cinema italiano, tra cui: “Paolo Uccello” del 1974 che vince il premio per l’opera prima al Festival internazionale di film sull’arte di Asolo, “La Scuola ferrarese del 400” del 1975, annoverato del Premio per la migliore regia alla Rassegna nazionale del film turistico di Como, “Le ragioni del successo del 400” del 1975, selezionato al Festival di Cannes nella sezione Les yeux fortiles, “Antologia del Neorealismo” nel 1979, scelto agli incontri internazionali del Cinema di Sorrento, “Filosofia dei giardini” del 1981, Nastro d’Argento assegnato dal Sindacato dei giornalisti cinematografici, “Luchino Visconti” del 1983, selezionato alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 1986 si cimenta in una nuova esperienza come regista del lungometraggio dal titolo “Sette chili in sette giorni” con la partecipazione di un cast di comici già molto affermati, fra cui il fratello Carlo, riscuotendo un grande successo. Luca è impegnato in molti altri lungometraggi di successo fra cui “La meravigliosa avventura di Antonio Franconi” con Massimo Ranieri, ma, nonostante come regista si muova fra commedia, comicità e avventura, la sua vena artistica resta il cortometraggio, dando vita a diversi capolavori fra cui si citano “La commedia all’italiana”, “Futurismo movimento arte/vita”, “Cavalleria rusticana” e la recente “Carmen” del 2020, tutti insigniti da importanti premi del cinema. L’opera “del cuore”, che vede lavorare a fianco i fratelli Carlo e Luca Verdone, è il film realizzato in occasione del decennale della scomparsa di Alberto Sordi, dal titolo “Alberto il grande”, vincendo il premio internazionale Ennio Flaiano e la targa speciale ai Nastri d’Argento. Malgrado Luca Verdone sia cresciuto e continui a muoversi in un mondo ricco di suggestioni e di grande fascino, quale è quello cinematografico, non ha mai dimenticato di valorizzare la nostra città in ogni contesto, portando alto il buon nome di Siena e la sua appartenenza con orgoglio. Luca Verdone, con la sua arte e la sua opera benemerita, ha contribuito ad accrescere e diffondere in modo significativo e fattivo, anche fuori dai confini della città, la fama, il prestigio e le tradizioni di Siena nel mondo.

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