La Giuditta e Medusa, i lati della stessa medaglia: nuovo doppio allestimento al Chigiana International Festival

La Giuditta/Medusa, due lati della stessa medaglia, due teste tagliate – l’una, della Gorgone, l’altra, del generale assiro Oloferne – due parti dello stesso quadro, illuminato da una stessa luce, quella di Caravaggio. La Chigiana chiude il ciclo delle nuove produzioni d’opera, il 27 agosto al Teatro dei Rinnovati, con un altro dittico, dopo il nuovo allestimento de Il Prigioniero di Dallapiccola e La Voix Humaine di Poulenc, che accosta il Barocco e la musica del nostro tempo, tra memoria, mito e visione.
L’allestimento, presentato in prima rappresentazione italiana e in esclusiva nell’ambito del Chigiana International Festival 2025, “Derive”, è costruito nella forma di un dittico scenico che accosta La Giuditta di Alessandro Scarlatti (1660-1725), nel 300° anniversario della scomparsa del compositore, alla prima italiana di Medusa, nuova opera appositamente commissionata al compositore francese Yann Robin, su libretto di Elisabeth Gutjahr. Yann Robin (1974) è uno dei compositori più originali della scena contemporanea europea. Dopo gli studi in jazz e composizione a Marsiglia, si è formato al Conservatorio di Parigi e ha completato il Cursus di composizione e informatica musicale dell’IRCAM. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Prix de Rome, che lo ha portato in residenza alla Villa Medici di Roma nel biennio 2009–2010, dove ha fondato il festival Controtempo. È fondatore e direttore artistico dell’Ensemble Multilatérale. La sua musica, intensa e sperimentale, è eseguita nei principali festival internazionali ed esplora i limiti dell’espressività acustica, spesso integrando elettronica, spazializzazione e scrittura per strumenti amplificati.
Questa nuova coproduzione, frutto della sinergia fra Accademia Chigiana e Università Mozarteum di Salisburgo, nell’ambito del Chigiana-Mozarteum Baroque Program, è molto più di una giustapposizione fra antico e moderno: è un un’elaborazione drammaturgica che riflette sulla trasmissione dei miti, sulla metamorfosi delle immagini e sulla potenza visionaria del teatro musicale.
Il doppio allestimento è confezionato in un dialogo serrato tra antico e moderno: da un lato, l’eleganza formale di Scarlatti, il simbolismo e la spiritualità della storia di Giuditta; dall’altro, la forza evocativa e visionaria di Medusa, che dialoga con l’immaginario barocco per mettere a fuoco temi universali quali bellezza, potere e mutazione. A firmare la regia è Florentine Klepper, con le luci di Conny Zenk e i costumi di Lena Matterne; la drammaturgia è curata da Armela Madreiter. La nuova produzione dell’Accademia Chigiana nasce dalla collaborazione con i Dipartimenti di Musica Antica, Opera e Teatro musicale del Mozarteum di Salisburgo, con il contributo dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Si rinnova così la felice sinergia tra Siena e Salisburgo, in un’esperienza artistica poliedrica dove la storia della musica e la creatività contemporanea si incontrano su un unico palcoscenico.
L’allestimento de La Giuditta, oratorio in due parti di Alessandro Scarlatti, nella versione “di Cambridge”, dove è conservato il manoscritto della partitura nella Rowe Music Library del King’s College, su testo di Antonio Ottoboni, vede protagonista il soprano Anastasia Fedorenko nella parte della bella e ricca vedova della città di Betulia, accompagnata da Sveva Pia Laterza, mezzosoprano, nel ruolo della nutrice e da Lucas Pellbäck, tenore, nel ruolo di Oloferne. La partitura strumentale è resa dalla rinomata Barockorchester der Universität Mozarteum, diretta dal carismatico virtuoso della viola da gamba e direttore Vittorio Ghielmi.
La scena si trasforma, quindi, con Medusa, in prima italiana, firmata dal compositore Yann Robin e, per il libretto, da Elisabeth Gutjahr. In questa rilettura moderna e intensa, Sveva Pia Laterza, mezzosoprano veste i panni di Fillide, Dominik Schumertl, basso, quelli di Caravaggio, mentre Anastasia Fedorenko, soprano, dà voce all’enigmatico Angelus Novus, il cui sguardo rivolto indietro, alla storia commenta con un lampo di terrore la sua inesorabile marcia in avanti, verso il futuro, secondo l’interpretazione di Walter Benjamin dell’omonimo quadro di Paul Klee che ne ha ispirato i tratti. L’esecuzione della partitura strumentale è affidata all’esecuzione dell’ARCo Ensemble, guidato da Kai Röhrig, che dal 2004 è direttore del nuovo Ensemble per la musica contemporanea al Mozarteum e, dalla stagione 2025-2026 sarà direttore del programma didattico “Conducting New Music”.
Composta nel 1707, La Giuditta è un oratorio in due parti che rilegge la celebre vicenda biblica in chiave spirituale e morale: Giuditta, figura di donna coraggiosa e lucida, riesce a salvare il suo popolo con astuzia e determinazione, uccidendo il generale nemico Oloferne. Musicalmente, l’opera presenta una scrittura tipicamente barocca, in cui arie, recitativi e cori si alternano con grande efficacia teatrale. La partitura evidenzia le tensioni interiori dei personaggi e costruisce, grazie a un uso sapiente dell’orchestra, un racconto sonoro denso di contrasti e chiaroscuri. Ma questa Giuditta non è solo eroina di un racconto sacro: è anche figura archetipica della forza femminile, della giustizia che passa attraverso il coraggio e della capacità di assumere su di sé la responsabilità di un gesto estremo per il bene collettivo. Il libretto è firmato da Antonio Ottoboni, figura di spicco della cultura barocca, noto poeta e librettista alla corte papale nonché nipote del pontefice Alessandro VIII. Ottoboni fu un importante mecenate e promotore delle arti a Roma, e le sue collaborazioni con compositori come Scarlatti, Caldara e Vivaldi contribuirono a definire la poetica del teatro musicale sacro tra Seicento e Settecento. Nel testo della Giuditta, Ottoboni costruisce una narrazione intensa e moralmente elevata, in cui il coraggio della protagonista si intreccia con una riflessione profonda sul sacrificio individuale a servizio del bene collettivo. La scrittura poetica, densa di immagini e riferimenti religiosi, offre a Scarlatti una solida base drammaturgica per esprimere, attraverso una musica raffinata, i contrasti interiori e le tensioni etiche dei personaggi.
Medusa è un’opera da camera per tre solisti : un soprano, un mezzosoprano e un basso, con un ensemble di nove strumentisti, composta da Yann Robin su un libretto originale di Elisabeth Gutjahr, inizialmente scritto in tedesco e tradotto in italiano da Fausto Tuscano; una traduzione dettata dall’esigenza di rispondere, o meglio “circondare”, un’opera del passato: un oratorio di Alessandro Scarlatti del 1690, La Giuditta. Grande lavoro sulla luce, che recepisce l’insegnamento sulla luce di Caravaggio, la Giuditta è basato sul Libro di Giuditta (Antico Testamento) e racconta la storia dell’eroina degli Ebrei, che liberò la città assediata di Betulia dopo aver sedotto e decapitato il generale Oloferne, capo dell’esercito del re assiro. Questa scena è stata rappresentata numerose volte, in particolare da Caravaggio. Nel suo dipinto, si vede la vedova Giuditta che recide la testa di Oloferne nel sonno. Una serva l’accompagna, portando un sacco per raccogliere la testa una volta mozzata, perché Caravaggio ha immortalato l’istante preciso: Giuditta non ha ancora finito di tagliare la testa, il sangue sgorga in tre getti sul cuscino e sulle lenzuola, rendendo l’episodio senza tempo.
“Se Giuditta ci parla da un tempo lontano, Medusa ci parla dal futuro del mito – spiega Nicola Sani, Direttore artistico dell’Accademia Chigiana. In scena, due opere profondamente diverse si intrecciano in un’esperienza teatrale unica, che attraversa i secoli e li mette in comunicazione. Al centro dello spettacolo c’è La Giuditta di Alessandro Scarlatti, oratorio barocco di grande intensità, proposto nel 300° anniversario della morte del compositore. È la storia di una donna coraggiosa che, affrontando il tiranno Oloferne, salva il suo popolo: un simbolo di forza e determinazione femminile che continua a risuonare nel nostro tempo. Attorno a questa opera si costruisce Medusa di Yann Robin, nuova creazione pensata appositamente per questo progetto. L’opera contemporanea funziona come una cornice scenica e musicale: un prologo e un epilogo che abbracciano e rileggono l’oratorio barocco, offrendone una visione attuale e stratificata. Non si tratta solo di un confronto tra antico e moderno, ma di un dialogo profondo tra linguaggi artistici e temporali. Nel prologo, Robin immagina Caravaggio nel momento in cui dipinge la sua Giuditta che decapita Oloferne, ispirandosi alla modella Fillide Melandroni, cortigiana romana e sua musa. Fillide diventa così il volto della Giuditta “storica” del quadro, ma anche l’eco della Giuditta “astratta” dell’oratorio. Il confine tra arte e vita, tra pittura e teatro, si dissolve. Nell’epilogo appare l’Angelus Novus, figura evocata dal dipinto di Paul Klee e dalla sua lettura filosofica di Walter Benjamin: un angelo che guarda le rovine del passato mentre viene trascinato verso il futuro. Il suo canto è una riflessione sul destino della storia, sulla violenza irreversibile e sul bisogno – forse illusorio – di ricomporre i frammenti del mondo. Medusa si distingue per un linguaggio musicale audace: Yann Robin fonde silenzio e rumore, tensione e materia sonora, usando amplificazioni e spazializzazioni che creano un impatto quasi cinematografico. Una musica fisica, teatrale, che spinge l’ascolto oltre i limiti convenzionali e si confronta in modo vibrante con l’equilibrio della scrittura di Scarlatti. Due mondi, due epoche, un unico disegno: indagare il potere del gesto femminile, la tensione tra visione e azione, tra storia e mito. La regia di Florentine Klepper e la drammaturgia di Armela Madreiter costruiscono un ponte scenico tra le due opere, mentre le luci di Conny Zenk e i costumi di Lena Matterne avvolgono lo spettatore e lo accompagnano in un viaggio attraverso il tempo, la memoria e l’immaginazione”.
A proposito del cartellone d’opera del Chigiana International Festival 2025, conclude “Nel complesso, le cinque produzioni di quest’anno rappresentano cinque visioni dell’opera come spazio di ricerca, di rottura e di rivelazione, che incarnano perfettamente lo spirito di Derive: un festival in movimento, capace di sondare le linee di frattura e riflettere le tensioni della nostra epoca attraverso il linguaggio del teatro musicale”.
Biglietteria e informazioni – I biglietti potranno essere acquistati on-line sui siti www.chigiana.org o www.TicketOne.it e presso le Biglietterie di Palazzo Chigi Saracini; il giorno del concerto la vendita proseguirà presso le rispettive sedi, a partire da due ore prima dello spettacolo. Per informazioni: tel. 0577-220922 oppure via e-mail: biglietteria@chigiana.org.